La Dottoressa Rosanna De Bernardo, logopedista, ci spiega in modo chiaro e semplice quanto è importante per il bambino il gioco.

 

 

FACCIAMO FINTA CHE….


“Il gioco insegna a muoversi, a immaginare, a pensare.” (M. Laeng)

 

Il gioco è il modo naturale con cui il bambino si esprime, e rappresenta un aspetto fondamentale della sua vita.

E’ da considerarsi una risorsa con un valore inestimabile per la crescita ed è stato spesso associato alle funzioni adattive del bambino (Russ, 2004).

Il GIOCO SIMBOLICO o DI FINZIONE è una modalità di gioco autonomo in cui i bambini agiscono come se fossero nei panni di un altro, o nei loro stessi panni emulando un’azione precisa; nel gioco simbolico “una cosa è trattata come se fosse un’altra” (Fein, 1987).

Il suo ruolo è fondamentale nello sviluppo del bambino da punto di vista cognitivo, emotivo e sociale. 

Attraverso il gioco simbolico, i bambini hanno l’opportunità di “mettere in scena” situazioni e comportamenti sociali che possono facilitare loro la comprensione del mondo in cui vivono (Moore e Russ, 2008) 

In uno stadio in cui il bambino non ha ancora raggiunto la piena padronanza dal punto di vista linguistico, il gioco simbolico ha la funzione di organizzarne il pensiero. Gli consente infatti di manipolare e produrre immagini mentali durante le quali, tramite la ripetizione, può assimilare situazioni nuove. Il gioco simbolico fa la sua comparsa intorno ai 18 mesi, ma ci vorrà molto più tempo per delinearsi e svilupparsi in maniera sempre più articolata. 

 

 

 

LE TAPPE DEL GIOCO SIMBOLICO

Le fasi di sviluppo del gioco, secondo Piaget, sono universali ed appaiono nello stesso ordine in tutti i bambini. 

 Gli stadi sono fondamentalmente tre:

  • il gioco senso – motorio: nei primi 18 mesi, quando il bambino è ancora in fase pre-verbale, abbiamo l'esplorazione degli oggetti attraverso i suoi schemi sensomotori; all'inizio utilizzerà schemi molto generici (mettere in bocca, lanciare, battere, agitare, scuotere,..), per poi arrivare a un uso sempre più specifico dell'oggetto;
  • il gioco simbolico, dal secondo al sesto anno;
  • i giochi con regole, dai sette anni in poi.

Ogni stadio attraversa varie fasi che partono dalle più primitive fino ad arrivare alle più avanzate competenze. Anche il gioco simbolico, nello specifico, può essere suddiviso in diversi stadi, da meno a più sofisticati:

  • Gioco PRE-SIMBOLICO: tra i 18 e i 24 mesi il bambino comincia ad utilizzare oggetti cosiddetti “rievocativi”, simili a quelli di vita quotidiana, e se ne serve per compiere azioni conosciute (bere, pettinare, dare la pappa,..); 
  • Gioco SIMBOLICO: a 36 mesi circa il bambino inizia ad interpretare un vero e proprio RUOLO ed a svolgere azioni sequenziali; 
  • Gioco SOCIO-DRAMMATICO: a 4-5 anni avremo un bimbo sempre più competente ed esperto del mondo che lo circonda, si avvia perciò a COSTRUIRE STORIE con ruoli e trama via via sempre più delineati.

Il gioco simbolico permette quindi al bambino di trasferire gradualmente le proprie fantasie e i propri vissuti, su di sé, sugli oggetti e sulle altre persone.

 

La correlazione con il LINGUAGGIO 

DAL PUNTO DI VISTA CRONOLOGICO 

Il gioco simbolico come abbiamo detto si sviluppa intorno ai 18 mesi, fase cruciale per il bambino dal punto di vista del linguaggio, il bambino infatti diventa consapevole che ad ogni parola corrisponde un oggetto, e che può, attraverso il linguaggio, agire sul mondo che lo circonda. Questo momento corrisponde alla cosiddetta “ESPLOSIONE DEL VOCABOLARIO”, l’acquisizione delle parole diventa sempre più veloce, e da una produzione pressoché scarna (dalle 1 alle 10 parole dei 12 mesi) il bambino arriverà a produrre, solitamente entro i 24 mesi, tra le 50 e le 250 parole. 

Il suo vocabolario è in continua espansione e tutto quello che vive dal punto di vista esperienziale, quindi anche e soprattutto del gioco, lo influenza in maniera decisiva. 

GIOCO ED ESPERIENZA 

All’inizio il bambino userà le parole per descrivere quello che sta utilizzando (piatto, cucchiaio,..), inizierà poi ad attribuirvi significato simbolico (prepara la pappa, beve il caffè,..); per arrivare infine alla narrazione di ciò che avviene (facciamo che io sono la maestra e tu…), quindi ad uno sviluppo del linguaggio verbale con funzione evocativa: racconti di cose avvenute, favole, aneddoti. Le parole diventano allora simboli di oggetti e persone non presenti e delle loro azioni. 

Il compito dell’adulto sarà quello di fornire un contesto adeguato e stimolante (giochi rappresentanti oggetti di vita quotidiana). Svolgerà un ruolo di supporto finché il bambino non sarà autonomo e condividerà con lui momenti di gioco. 

 

Parlando di questo argomento con i genitori mi viene spesso chiesto quali giochi consiglio, quali è meglio adoperare con il proprio bambino. A tutti rispondo che non ci sono giochi migliori di altri, come specificato, il gioco simbolico è imitazione, e fondamentalmente imitazione dell’adulto di riferimento, quindi mamma e papà, il bambino sarà incuriosito tanto da un martello con cui papà ripara una mensola, quanto da una padella in cui mamma mescola le verdure.

 

Non esistono GIOCHI DA MASCHI o GIOCHI DA FEMMINA così come non esistono per noi adulti MANSIONI DA UOMO e MANSIONI DA DONNA. La preferenza di un determinato bimbo/a nei confronti di un particolare gioco non è indice di nessuna particolare “indole” o “inclinazione” ma soltanto il frutto di TANTA, TANTISSIMA CURIOSITA’, di tanta voglia di scoprire il mondo e di sperimentarlo attraverso le proprie mani!